Archivi tag: educazione dei figli

Dissuasori di velocità e persuasori comportamentali

dissuasore 52 km/h: “Rallenta”

63 km/h:  2 punti in meno sulla patente.

Percorro la strada che mi porta al lavoro.

Incontro i “dissuasori di velocità” e rifletto sull’effetto che hanno di me e sugli altri viaggiatori.

In generale rallento già quando li vedo da lontano, prima che la velocità del mio veicolo venga rilevata. Poi osservo con curiosità la rilevazione.

63 km/h: rallento. So che non ho perso 2 punti ma il dissuasore agisce sulla leva del dolore rammentandomi quale sarebbe la “sofferenza” che dovrei patire se la velocità fosse stata rilevata da una pattuglia, alimentando il “rinforzo negativo” del mio comportamento scorretto.

E quando viaggio alla velocità corretta?

In tal caso i diversi dissuasori possono comportano in maniera diversa:

1) Non indicano alcunché

2) Indicano la velocità rilevata

3) Indicano la velocità ed espongono un commento positivo, o più spesso, una faccina sorridente 🙂 .

Se non vedo niente l’effetto positivo per il comportamento probo è nullo.

Se vedo solo la velocità rilevata, almeno mi rendo consapevole di andare alla “giusta” velocità ma l’effetto positivo rimane minimo.

Se leggo un commento positivo o riconosco un segno di approvazione (la faccina sorridente :-)  ) l’effetto positivo è raggiunto.

Il comportamento positivo è rafforzato.

I rinforzi sono alla base del condizionamento del comportamento.

Spesso vengono adottati quelli negativi: la SANZIONE!

Di quelli positivi spesso ci dimentichiamo, pur essendo potenti, efficaci e civili.

Ricordalo ogni volta che vuoi cambiare un tuo comportamento o vuoi influire su quello delle persone intorno a te,  che siano i tuoi figli, i tuoi colleghi, i tuoi clienti, ….

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11/12/2008 giovedì – Cambiare con il rinforzo positivo

“In una sala dedicata ai fattori esterni che possono influenzare il comportamento, ho sentito questo esempio. In una sala di casinò un giocatore, avendo stabilito la cifra massima che può perdere, fa una puntata alla roulette; perde alcuni giri e poi, finalmente, vince una piccola somma, che non arriva a coprire le sue perdite. Ma, pensando di essere riuscito a volgere a proprio favore la fortuna, gioca ancora e ancora vince.

Dopo, però, continua a perdere fino a raggiungere la cifra che aveva stabilito come limite massimo.

Gli sarà servito di lezione?

Macché: la sera dopo è ancora alla roulette. Le sue modeste vincite, l’unico riscontro positivo della serata precedente, infatti, sono lo stimolo che spinge a continuare a giocare. Ebbene: quasi tutti noi adulti ci comportiamo allo stesso modo: tendiamo a ripetere i comportamenti che ci danno un riscontro positivo, che ci lasciano cioè un riscontro vincente. In pratica, se vogliamo insegnare un comportamento dobbiamo fare in modo che esso abbia un riscontro positivo, un rinforzo che rinnovi in chi lo mette in pratica la sensazione di sicurezza di sé e di soddisfazione personale.”
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9/3/2008 domenica – Educare a crescere

Questa mattina ho partecipato ad un incontro dedicato ai genitori dei bambini di terza elementare che frequentano il catechismo.

Uno dei padri ci ha parlato di educazione alla crescita. Evidentemente sapeva bene ciò di cui stava parlando. Sottoscrivo la quasi totalità dei consigli che ha dato a noi genitori:

“Educando i nostri figli prendiamo spesso come riferimento noi stessi quando avevamo la loro età e vorremmo che loro fossero e reagissero come noi eravamo e reagivamo. No, loro sono diversi, loro non sono noi, hanno una loro personalità che dobbiamo rispettare. Non dobbiamo mai scordarlo”.

“Ognuno individuo è diverso dall’altro. Mai fare paragoni con gli altri bimbi. Mai pretendere che il figlio sia una cima in tutto. Ognuno ha le sue qualità. E’ su quelle che occorre puntare. Sono quelle che dobbiamo sviluppare nei nostri figli.” a questo proposito …

“Occorre parlare molto delle proprie emozioni e aiutare i nostri figli a esprimere le loro. Parlare pacatamente, essere fermi sulle regole, ma pronti a scusarsi quando si sbaglia”.

“Bastano poche parole. L’esempio vale più di qualsiasi manfrina”.

I comportamenti dei nostri figli che più ci danno fastidio sono quelli che, inconsapevolmente, abbiamo insegnato loro! Li hanno imparati da noi. Sono quegli atteggiamenti che non vorremmo avere, ma che, dopo una fredda e onesta analisi, dobbiamo ammettere di aver rappresentato troppo spesso di fronte ai loro occhi.

Quello ho imparato oggi e che continuo ad imparare è come educare figli felici, sicuri ed emozionalmente competenti.

Grazie Padre Luigi

↔ 

Da “Fate i bravi” di Lucia Rizzi 

Lucia Rizzi

“Onguno di noi insegna agli altri come comportarsi”

“Come genitori siamo responsabili del comportamento dei nostri figli”

“Possiamo giudicare il comportamento non la persona!!

“i genitori devono scegliere quali battaglie combattere. E poi spiegarne pacatamente ai figli il valore”

“I comportamenti che vogliamo insegnare ai nostri figli banno prima di tutto messi in atto personalmente, poi insieme con loro. …”

29/02/2008 venerdì – Bambini e Emozioni

Qualche giorno fa ricevo un avviso dalla scuola materna di mia figlia: “Abbiamo organizzato un incontro con la psicologa della scuola dottoressa Simona Rilievi dal titolo <<Trasforma l’aggressività in energia creativa>>”.

Non potevo mancare!

E’ stata una bellissima lezione sulle emozioni dei bambini. Ecco alcuni spunti di cui farò tesoro e che mi piace condividere con te.

  •  E’ importante verbalizzare l’emozione, dare un nome alle proprie emozioni di genitori e aiutare il bambino a esprimerle. Parlare delle emozioni aiuta a gestirle. Con lo sviluppo delle sue capacità verbali il bimbo si dota di uno strumento in più per gestire la propria emotività. Per questo, in genere, è così difficile per un bimbo in età prescolare gestire rabbia, pianto ma anche le emozioni positive.
  • E’ importante riconoscere l’emozione del bambino: mai negarla, minimizzarla, concedere sotto la pressione delle emozioni.  Esempio:
    • “Non arrabbiarti!” – reazione : “come faccio a non arrabbiarmi? Mi arrabbio ancora di più perché non so, non riesco a non arrabbiarmi”
    • “Non essere arrabbiato!” – viene letto come non ESSERE te stesso
    • “Non è niente, cosa vuoi che sia?” Reazione: “per me è tutto, per me è importante!”)

In pratica queste risposte fanno sì che il bambino non si senta compreso, accettato, aiutato.

  • Additare il comportamento e non la persona evitando il sorgere di sensi di colpa inopportuni. Piuttosto spiegare i motivi per cui il comportamento non è accettabile, “Vedo che sei arrabbiato. Ti capisco, ma se ti comporti così puoi farti male o fare male a qualcun altro….”. Solo dopo che il bambino ha espresso come sa, come può, la sua emozione e dopo essersi sentito compreso (e non negato), il bimbo può calmarsi e affrontare il discorso sul piano razionale.

Inutile tentare di controllare l’emozione con la logica, finché l’emozione è forte, è già difficile per noi adulti, figurarsi per i bimbi. E’ proprio una questione fisica, neurologica: lo sapevi che il lobo frontale che controlla le emozioni finisce di svilupparsi solo dopo l’età di dieci anni?

  • Non è necessario sforzarsi di interpretare o capire il moto emotivo del bimbo. E’ molto più importante riconoscerlo e far sapere al bimbo che l’abbiamo recepito.

Potrei continuare e sicuramente continuerò, magari su http://emozioni.piuchepuoi.it/ .

Serata fantastica.

Per finire ecco un possibile approccio pratico alla rabbia:

“Vedo che sei arrabbiato. Ti capisco, ma se ti comporti così puoi farti male o fare male a qualcun altro…., cosa possiamo fare per riuscire a giocare insieme?” e suggerire alternative, vie di mezzo, proporre un premio per il comportamento richiesto (rinforzo positivo) . …

 Oggi ho imparato molto sull’emozioni dei miei figli, e anche sulle mie emozioni.

Grazie Simona.

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